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La Costa Adriatica del Salento

Santa Maria di Leuca

L’attuale nome, Santa Maria di Leuca, ha origini diverse. Leuca deriva dal greco Leukòs che vuol dire bianco,toponimo molto frequente in Oriente dato che l’isola di S. Maura sullo Ionio una volta veniva chiamata Leucade. Il motivo che può aver spinto i nostri avi a ricorrere a tale aggettivo non è certo. Può aver influito il colore delle abitazioni o l’effetto del sole che illuminava quelle terre di primo mattino, soprattutto per chi venendo da est aveva il sole alle spalle, o ancora la schiuma del mare che sbattendosi continuamente sulle coste lasciava dietro di sé questo biancore.

Per quanto riguarda l’altra parte del nome la sua origine è cristiana. La leggenda infatti vuole che proprio nello stesso luogo in cui si trova oggi il Santuario un tempo sorgesse un tempio dedicato alla dea Minerva, e che tale tempio cadde in frantumi all’apparire di S. Pietro che venendo dall’Oriente e diretto a Roma per predicare la parola di Dio, sbarcò proprio in questo punto della penisola Italica.

Per Santa Maria di Leuca la zona sopra il promontorio su cui si trovano la Basilica e il faro (che con la sua altezza di 48,60 metri e la sua collocazione a 102 metri sul livello del mare è uno dei più importanti d’Italia), mentre la Marina di Leuca è situata più in basso ed è compresa tra Punta Mèliso a est, posta ai piedi del promontorio, e Punta Ristola a ovest, estremo lembo meridionale del Salento.

Ponte del Ciolo

Località Ciolo è una piccola località che si trova sulla costa Adriatica a pochi minuti dal Capo di Santa Maria di Leuca. Prende il nome dalla omonima grotta, LA GROTTA DEL CIOLO (le ciole in dialetto salentino sono le gazze ladre). La grotta lunga 100 metri ed alla quale si può accedere solo dal mare è oggi spesso rifugio di tartarughe marine, mentre alcuni anni fa è stato avvistato un esemplare di bue marino o la foca monaca.
Nell’interno della grotta si trova una sorgente di acqua dolce. La baia del Ciolo è piccola come località ma è uno dei posti da visitare almeno una volta se si viene in vacanza nel Salento.

Il ponte in in cemento armato che sovrasta il territorio, alto circa 40 metri, è stato costruito su una profonda, splendida gravina a picco sul mare, un angolo spettacolare con acque chiare e trasparenti.

Passando in auto lo si vede a malapena; si notano però le tante auto parcheggiate e la gente che guarda in basso per vedere i tanti coraggiosi che, dopo qualche momento di esitazione, si tuffano dal ponte orgogliosi dell’impresa tra gli applausi degli spettatori e lo stupore generale.

Tricase Porto

Il porto di Tricase, noto sin dal 1400, è un’insenatura naturale con una profondità variabile da due a sette metri. Ultimamente è stato aggiunto un altro porticciolo per permettere il ricovero delle barche da diporto e per sviluppare il turismo.
Fra i monumenti religiosi è da ricordare la Chiesetta di San Nicola, protettore di Tricase Porto. Fra quelli storici la Torre del Sasso, perché situata su una grande e maestosa roccia. Essa è a 116 metri sul livello del mare e fu costruita per difendere Tricase e le contrade vicine dagli attacchi dei Turchi e dei Saraceni nel XVI secolo, come tutte le altre presenti sulla litoranea.
La costa tricasina si estende a semicerchio per circa 8 chilometri e comprende le due località di Tricase Porto e Marina Serra. La marina di Tricase è una riviera ideale per una vacanza balneare per eccellenza, solare e serena, propizia alla vera distensione del corpo e dello spirito, con la civiltà di una terra antica, saggia, ospitale e cortese: il tutto a misura d’uomo.
Per chi apprezza la vita all’aperto, una cucina sana e genuina, una vacanza salubre e ricca di fantasia, la pace e la tranquillità del mare, la riviera tricasina è il posto certamente ideale. La costa di Tricase Porto si estende dalla Torre del Sasso a levante sino al promontorio del Calino a ponente.

Castro

Annoverata tra i luoghi più simbolici del Salento, grazie al mare dai riflessi smeraldini, alle rovine antiche e agli incredibili scorci paesaggistici, Castro è un gioiello prezioso, tutto da ammirare. E anche se tutti parlano della bellezza mozzafiato delle sue coste, del suo mare e delle sue grotte, pochi conoscono la storia della nascita di Castro, ammantata da un velo di magia.
Come, ancora oggi, ben testimoniano la grotta Romanelli e la Zinzulusa, l’odierna Castro è stata abitata sin dalla preistoria, anche se, per assumere un primo assetto urbano degno di tale nome, bisognerà attendere il XVII secolo a.C., allorquando un importante flusso migratorio proveniente dall’Epiro, decise di lasciare l’Oriente per stabilirsi in Occidente. Ed è proprio a questo punto che s’inizia a parlare dei Messapi, un popolo di origini incerte che, stanziatosi a Castro durante l’età del ferro, ha contribuito a fortificare la città con alte mura di cinta e torrioni, ancora perfettamente visibili.

Otranto

Il Capo più orientale d’Italia, si adagia tra la valle dell’Idro ed il mare adriatico. Ci invita a visitare la sontuosa Cattedrale dell’Annunziata o del Crismatico, aperta al culto nel 1088 e tristemente conosciuta come luogo di riposo dei Martiri Idruntini. L’imponente facciata è in stile romanico-pugliese; al centro spicca il maestoso rosone rinascimentale avente forma circolare. Il portale finemente decorato, è in puro stile barocco. Stupendo è il soffitto ligneo dorato risalente alla fine del 600. Il paliotto dell’altare maggiore è l’unico del suo genere poiché è in argento, opera dei migliori orafi napoletani del 700.
La grandezza del quasi millenario mosaico, irripetibile opera del celebre monaco basiliano Pantaleone, ci induce a conoscere la storia dei monaci basiliani che proprio dal Cenobio di San Nicola di Casole hanno diffuso l’arte, la cultura. Suggestiva e fantasiosa è l’immagine dell’albero della vita, dal quale prendono vita numerosi rami, animati da essere di ogni specie. Nella cappella della navata destra, in sette grandi teche, sono racchiuse le reliquie dei Martiri d’Otranto, barbaramente decapitati dai turchi il 14 agosto 1480, sul colle della Minerva.

Punta Palascia

Oltre all’ incredibile bellezza del suo paesaggio Punta Palascia è famosa per un motivo molto particolare: sulla sua sommità si trova infatti il faro più orientale d’Italia, che si erge a picco sulle acque cristalline nel punto in cui si incontrano Mar Ionio e Mar Adriatico.
Classificato tra i cinque fari più importanti della nostra penisola Capo d’Otranto rappresenta convenzionalmente il punto di contatto tra questi due mari. Dalla terrazza esterna di questa meraviglia architettonica, circondata da una bella vegetazione che contrasta con il bianco delle scogliere, si può godere di un panorama indimenticabile, soprattutto al sorgere dell’alba.

Ecco perché il faro di Capo d’Otranto rappresenta una meta molto ambita durante la notte di San Silvestro, momento in cui turisti ed abitanti del luogo scelgono di salutare la prima alba dell’anno in questa suggestiva location.
Il Faro, alto 32 metri e con una portata di 18 miglia, rappresenta il simbolo di Punta Palascia ed è stato recentemente ristrutturato sotto la tutela della Commissione Europea. Nelle immediate vicinanze, è stato costruito un interessante Museo Multimediale del mare, che mette a disposizione di tutti i visitatori una serie di informazioni che riguardano la fauna marina e la flora locale.

Punta Palascia è sede anche della stazione meteo di Otranto.

Cava di Bauxite

Quello che oggi è uno dei posti più incredibili del Salento, un tempo era una un sito per l’estrazione della bauxite attivo fino a metà anni ’70.

La Cava di Bauxite si trova ad Otranto, nei pressi del Faro di Punta Palascia e del Monte Sant’Angelo. L’estrazione di Bauxite in questo giacimento iniziò nel 1940 e terminò nel 1976, anno della dismissione del sito.

Come conseguenza dell’abbandono, le infiltrazioni di acqua in una delle falde del terreno carsico hanno creato nel cratere della cava un meraviglioso laghetto color verde smeraldo. Il colore cangiante è dovuto alla presenza di residui di bauxite nella cava.

I faraglioni di S. Andrea

La costa adriatica del Salento vi regalerà alcune tra le bellezze paesaggistiche più belle della zona. A differenza della parte del mare Ionio, la costa adriatica è più frastagliata, presenta scogli e rocce e solo a nord di Otranto le spiagge con sabbia: la bellissima spiaggia della Baia dei Turchi e la spiaggia di Torre Dell’Orso. Proprio tra queste due spiagge si trova quella che per me è una vera e propria goduria visiva: i faraglioni di Torre Sant’Andrea.

Grotta della Poesia

A Roca di Melendugno, nel Salento, esiste un sito archeologico tra i più suggestivi e misteriosi d’Italia: la Grotta della Poesia
A circa 20 chilometri da Otranto, nel paese di Roca di Melendugno, in provincia di Lecce, esiste un piccolo paradiso che fa parte di uno dei siti archeologici più suggestivi d’Italia: è la Grotta della Poesia e negli ultimi anni è stato preso d’assalto dai turisti.

Per l’esattezza, Roca è posizionata tra le località di San Foca e Torre dell’Orso e presenta una costa con scogliere e piccole insenature, alcune raggiungibili solo via mare. La Grotta della Poesia è una di queste insenature, sicuramente la più bella e misteriosa, con le sue acque cristalline dai colori cangianti.
Tutti i ragazzi salentini sono passati da questa grotta, perché solo tuffandosi dalla scogliera nelle acque cristalline sottostanti ci si può considerare adulti.

L’origine del nome è ancora fonte di studio ma l’ipotesi più accreditata è che forse in passato vi fosse presente una sorgente dove era possibile bere acqua dolce, che in greco si dice “posia”.

Qualcuno vuole vedere una leggenda alla base del nome e racconta di una bellissima principessa che, facendo il bagno nelle acque della grotta, era d’ispirazione per cantori e poeti del posto.Alla Grotta della Poesia si accede tramite una scalinata scavata nella roccia e, da quando è stata inserita tra le 10 piscine naturali più belle d’Italia, è diventato un posto affollato da curiosi e turisti, soprattutto nel mese di agosto, ma questo non toglie bellezza al posto.
Sul versante meridionale, la Grotta è collegata con il mare aperto, mentre sul fondo c’è un cunicolo sottomarino che la congiunge con la Poesia piccola, un’altra piscinetta di uguale fascino.

La Grotta della Poesia “grande” e quella della Poesia piccola fanno parte del più ampio parco archeologico di Roca Vecchia. Sulle stesse pareti della grotta sono state rinvenute importanti iscrizioni di origine messapica, greca e latina, che i navigatori incidevano prima dei viaggi in mare verso le coste albanesi e greche.

Per raggiungere la Grotta della Poesia, è possibile arrivare in auto in circa 30 minuti da Lecce, percorrendo le strade provinciali in direzione Roca Vecchia.